Perché SKAM Italia ci piace così tanto anche se non siamo più adolescenti

Non scorderò mai la prima volta che ho sentito parlare di Skam Italia: era un post di Netflix che annunciava l’ingresso nel suo catalogo della serie, e io non avevo idea di cosa fosse. Ma non era questa la cosa peggiore: a scioccarmi era la reazione degli utenti, IMPAZZITI.

Erano tutti giovani, sapevano tutto, conoscevano i personaggi, ne parlavano come fossero amici di lunga data. E io non avevo MAI sentito parlare di quella serie dal nome strano e un po’ minaccioso: SKAM. Che diamine vuol dire, Skam?

Skam vuol dire “vergogna” in norvegese, credo corrisponda all’inglese shame

Mi sono sentita vecchia, esclusa, e automaticamente ho pensato che non dovesse essere roba per me. Che probabilmente se non l’avevo mai sentita nominare era roba scadente, un prodotto italiano mediocre girato con due soldi con attori cani. Sicuramente. Me ne sono convinta, ignorando tutto finché non è stata annunciata la quarta stagione e un po’ di gente che conosco ne ha parlato sui social.

E lì ho capito: se la vede lei (amica di Instagram a caso, influencer random mia coetanea), non sarà così male. Oppure è una trashata stile Baby e allora chi sono io per sottrarmi? Proviamo.

Skam è una cavolata?

Non ci giro attorno più di quanto non abbia già fatto: Skam Italia è una serie bellissima. Una serie che si evolve, cambia, cresce insieme ai suoi personaggi, ma che è nata ricalcando l’omonima serie norvegese e il suo format originale (brevissimi episodi quotidiani pubblicati online. In questa intervista trovate tutto, anche alcuni spoiler).

Parla di adolescenti, sì. Io ho un amore sconfinato per le serie teen, non so se ci sia una ragione psicologica dietro, ma a un thriller preferirò sempre un teen movie (ho scritto un post a tema un po’ di tempo fa) e ho una discreta cultura in merito.

Skam però parla di adolescenti in modo diverso dal solito.

Prima di tutto perché ogni stagione è incentrata su un personaggio, ne segue i pensieri, i sogni, soprattutto i problemi e i silenzi. Il montaggio riflette questa scelta: il punto di vista del protagonista non si abbandona mai, e questa cosa favorisce l’immedesimazione e il forte realismo che caratterizza la serie.

E poi perché è stata scritta dopo un lungo studio sugli adolescenti di oggi. Adolescenti N O R M A L I, che fanno cose normali, che girano col dizionario di latino e vanno in autobus perché non hanno la patente. Adolescenti con problemi, certo, che affrontano la scoperta dell’omosessualità, amicizie difficili o l’integrazione in un’Italia ancora un po’ troppo ignorante. Temi che possono sembrare banali o triti, ma che vengono affrontati con delicatezza e – ripeto – un discreto realismo: i protagonisti non sono senza macchia, fanno errori, sbagliano, si chiudono a riccio. Ma alla fine capiscono.

Adolescente su autobus. 

Niente cagne maledette e un po’ di qualità

Non sono esperta di regia, aspetti tecnici e altri dettagli da cinefili, ma la qualità di Skam Italia da questo punto di vista secondo me è innegabile. Abituata al livello zoppicante di molti tipi di recitazione televisiva italiana (un po’ alla Occhi del Cuore), ho trovato quasi tutto il cast estremamente naturale e credibile. Quando i ragazzi si prendono in giro tra di loro, tu sorridi e ti sembra di spiare un gruppo di persone che conosci, ne comprendi l’umorismo, ti sembra davvero di conoscerli e comprenderli. Non è una cosa che capita spesso.

Skam Italia Giovanni

Nella seconda stagione un dialogo tra Giovanni e Martino davanti alla Playstation mi ha fatto piangere calde lagrime

Ad ogni modo anche la camera a mano, la fotografia che strizza l’occhio all’estetica da VSCO (un’app per fotoritocco con filtri hipsteroni, ndr), la colonna sonora ricercata e sempre adatta, sono tutte cose così poco viste sulla TV italiana che sfido a non trovarlo un prodotto gradevole, anche senza tutto l’entusiasmo che ci ho messo io. Poi magari prodotti simili ce ne sono a fiumi e io sono solo ignorante, questo è pure possibile (in caso fatemi sapere).

I personaggi di Skam: questione di prospettiva

La storia dei personaggi di Skam Italia è piuttosto semplice: comincia con Eva, che si è da poco trasferita nella sede centrale del suo liceo insieme a Giovanni, il suo ragazzo. Eva fatica a farsi degli amici, ma a poco a poco entrano nella sua orbita Silvia, Federica, Eleonora e Sana. Un gruppo di outcast (per non dire sfigate) che con il tempo lega sempre più, fino a formare un gruppo coeso anche con gli amici di Giovanni.

Skam Italia Eva

Ho amato il modo in cui un personaggio, quando è protagonista, abbia tutto un altro aspetto rispetto al resto delle stagioni. Eva, che nella prima è una ragazza semplice, un po’ timida, nelle successive sembra quasi più superficiale e sciocca (dico sembra e lo ri-sottolineo, perché sappiamo bene che non è così: è solo una questione di prospettiva).

Giovanni, nei panni del ragazzo di Eva sembra (ed è, forse) poco attento, per nulla trasparente: ma nella seconda stagione è un amico perfetto per Martino, superando qualsiasi luogo comune sul classico ragazzo bello e popolare a cui potremmo pensare (se avete visto Baby, pensate al personaggio di Niccolò/ Lorenzo Zurzolo. Ew).

Questo discorso vale anche per gli altri personaggi: fare proprio il loro punto di vista aiuta a capire i comportamenti che adottano quando sono solo comprimari (il carattere badass di Sana, i silenzi di Eleonora, i comportamenti di Martino).

Roma, Ponte Milvio-free

Un’altra protagonista indiscussa della serie è Roma. Una Roma che si allontana dai cliché melensi alla Tre Metri Sopra il Cielo (ma perché lo sto citando? Aiuto) e mostra una parte di sé diversa a seconda del personaggio che la vive: Tor Marancia con la sua street art, il ponte della Scienza molto emo; le linee dritte dell’Eur, il Parco degli Acquedotti in cui si allena Sana. E altri posti che non conosco ma che i romani ovviamente riconosceranno e apprezzeranno.

Poi Skam varca i confini di Roma stessa, da Ostia con la piscina in cui fare skate al lago di Bracciano con le sue Dawson’s Creek vibes, fino a piazza Gae Aulenti a Milano e i suoi grattacieli super video-genici.

Nostalgia di un’adolescenza mai vissuta

Esistono teen-drama alla Baby, in cui le adolescenze rappresentate sono sopra le righe e si fatica (per fortuna?) a immedesimarsi, ed esistono serie teen alla Skam, che dell’adolescenza ti fanno venire nostalgia, anche se tu al liceo non avevi Whatsapp o Instagram (per fortuna?), non bevevi alcolici e in generale eri davvero molto sfigata.

Le prime due stagioni le ho amate particolarmente proprio per questo sapore di sedici anni, la semplicità di ciò che succede, l’introversione, l’amore che nasce e quello che si spegne. La quarta è stata la più dolorosa (ma davvero speciale), con la storia di Sana e il conflitto – soprattutto interiore, lo voglio sottolineare – tra le regole dell’Islam e la vita di un’adolescente. Andrò quindi controcorrente sbandierando ai quattro venti che la terza stagione è quella che ho amato di meno: è quella con più “colpi di scena” (chiamiamoli così, tra virgolette) e segue la vita di Eleonora, con un caso di revenge porn e un amore di cui tutti sono superfan forever. Però ha un grande pro: la presenza di Filippo, il fratello di Eleonora.

Skam Italia Le Matte

Concludendo

Impazzire da adulti per una serie teen è possibile: non so se questo mi renda ridicola, ma credo ne valga la pena. Se non l’avete ancora fatto, date una possibilità a Skam, ma non fate troppo caso ai primissimi minuti (la parte sulle lingue morte ritenute inutili mi ha fatto molto male). Tornate per un po’ al liceo, riassaporate quella sensazione e fatemi sapere.

8 Comments
  • laChiacchierona
    Posted at 12:06h, 15 Giugno Rispondi

    Eccolo, il post decisivo.
    Credo, come te, di aver sentito nominare questa serie OVUNQUE ormai… e non ho ancora ceduto 🙂
    Ma ho sempre avuto la sensazione che sarebbe arrivato il giorno per buttarmici dentro e finirne soggiogata.
    Ho notato che i miei gusti sono più o meno sempre gli stessi ma è il tipo di serie che guardo ad essere cambiato: quando uno show è lungo mi spaventa.
    Mi sono scoperta “una da binge watching” e prevedo di passare 3 giorni sveglia, dovendomi imbattere in qualcosa di bello e coinvolgente.
    Sto divorando miniserie quindi…
    E’ l’unica barriera, al momento, ma il tuo post mi fa vacillare parecchio 😀
    Una serie prodotta in Italia che non faccia acqua? Nuovo punto a favore!

    • gliuppina
      Posted at 18:12h, 15 Giugno Rispondi

      Capisco benissimo il timore degli show lunghi, ma qui ti rassicuro: le puntate sono brevi, spesso durano mezz’ora, e scivolano via veloci. Il rischio di mettersi sul divano e non rialzarsi è alto, ma non per l’effetto “cliffangher”, quanto per l’affetto che si comincia a provare per i personaggi 😀 (sembro pazza).
      Ti consiglio almeno le prime due, per farti un’idea 🙂

      • laChiacchierona
        Posted at 19:32h, 15 Giugno Rispondi

        ah no, pazza non direi 😀
        Considera che io sono una Dawson’s Creek fanatica perché, alla lunga, a quei ragazzi mi sono affezionata e il finale di episodio non è mai stato con il cliffhanger ma se lo riguardo adesso, comunque non mi fermo finché non sto perdendo i sensi.
        Mi butterò… e, lo so, sarà un bel viaggio

      • laChiacchierona
        Posted at 12:02h, 16 Giugno Rispondi

        Commento post visione dei primi episodi
        Considerando che gli episodi non sono lunghissimi e la storia è carina senza reggersi su cliffangher finali, è una serie che si può guardare con calma e tanto piacere.
        Ho visto i primi 5 e, quando ho iniziato a sforare con l’orario, chiudere il player non è stato traumatico 😀 si può godere con i dovuti tempi, senza che questo significhi non apprezzarla abbastanza.

        Sai che, a parte tutte le buone qualità, temevo una recitazione al limite del sufficiente?
        Invece i giovani attori mi sono piaciuti, forse l’unica troppo impostata è Silvia.
        Ma Sana e Eva mi sono sembrate forti e convincenti.
        Anche i ragazzi: cazzari, disordinati, festaioli… veri.

        Sulla durata degli episodi, temevo mezzora non bastasse… invece il mondo dei giovani è proprio così.
        L’adolescenza è una sorta di pantano nel quale non si vivono le esperienze con sufficiente consapevolezza, per questo è tanto complicata, e per questo non avrebbe avuto senso raccontare, per l’ennesima volta, di sedicenni troppo esperti sulla vita che ingigantiscono problemi dei quali riescono a fare analisi fin troppo precise 😛

        Mi piace la mancanza di chiarezza nella storia tra Eva e Giovanni (accentuata dal fatto che la storia si racconti dal P.d.V di Eva).
        Non conosciamo i retroscena, ma – in fondo – a che servono?

        Quando nei teen americani ci sono insidie in una coppia, c’è sempre un motivo superiore per cui uno dei due si comporta male: traumi, genitori in prigione, fratelli morti…
        Quando una ragazza è infatuata, il ragazzo è sempre pronto ad adorarla e trattarla da più bella del reame.
        Favole Disney, insomma.

        Qui vedo storie reali e ragazzi veramente impreparati a gestirle, un po’ casinisti e insicuri e sempre appoggiati da amici che sanno, anche loro, poco o niente 😀

        Dai, per me è SI 😀

  • Miki
    Posted at 14:48h, 15 Giugno Rispondi

    L’ho amato! Non c’è molto altro da dire. Ed ero una di quelle, alla soglia degli -anta, che storcevano il naso solo a sentirlo nominare.
    Poi un amico gay mi ha consigliato la seconda stagione, dicendomi che era fatta molto bene e che non c’era bisogno di vedere la prima, ma ho pensato che se devi fare una cosa tanto vale farla bene. E mi sono ritrovata a vivere un po’ quell’adolescenza che non ho mai vissuto, troppo vecchia dentro ed impegnata ad essere la figlia perfetta, la fidanzata perfetta. Ma poi penso che l’adolescenza è proprio questo.
    Noi abbiamo avuto “I ragazzi del muretto”, oggi c’è Skam, ed è una pietra rara.

    PS: io ho amato la terza stagione

  • gliuppina
    Posted at 18:14h, 15 Giugno Rispondi

    Hai fatto benissimo ad ascoltare il tuo amico ma ancor di più a vederla dalla prima! Anche io mi sono persa un sacco di cose dell’adolescenza e ho guardato la serie con un pizzico di rimpianti. Ma alla fine va bene così. Mando abbracci!

  • Chiara
    Posted at 20:30h, 15 Giugno Rispondi

    Che bel post! Hai veramente ragione, ci si affeziona così tanto ai personaggi che non vedevo l’ora di essere di nuovo davanti alla TV per “sentirli” e alla fine della quarta stagione, nei primi giorni di assenza, sentivo la loro mancanza XD Io comunque ho avuto uno strano approccio con la serie: proprio perché ne parlavano in molti ho iniziato a vederla, ma le prime 2 o 3 puntate non mi hanno convinta, per cui l’ho abbandonata. Dopo un paio di settimane ha iniziato a parlarne davvero chiunque e, incredula e confusa, ho deciso di dargli un’altra possibilità. Penso di non dover aggiungere altro su come sia finita.
    Ho apprezzato molto il tuo approfondimento sulle due differenti prospettive da cui sono stati trattati i personaggi; l’avevo colta, ma forse in maniera troppo negativa. Queste tue motivazioni mi hanno convinta e mi hanno fatto ripensare ad un paio di episodi in particolare.
    Infine io non riesco a dire se la terza serie sia stata la mia preferita, ma l’ho davvero amata molto ed è stata sicuramente quella che mi ha toccata maggiormente. In un paio di puntate ho provato una tale sofferenza che raramente (mai?) mi è capitato di provare durante una serie. Ho pianto sinceramente per lei. Non ero emozionata, ero proprio sofferente.
    Scusa per questo papiro, ma mi hai fatto davvero un bel regalo con questo post. Grazie!

  • Eliana
    Posted at 22:37h, 15 Giugno Rispondi

    Mi sento una vecchia.
    Guarderò Skam

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